Le città invisibili

"Le città invisibili" di Italo Calvino è un libro molto particolare.
Marco Polo, il famosissimo viaggiatore, si ritrova a dover raccontare al Gran Khan di un impero sconosciuto le bellezze del suo regno.
Così Marco Polo viaggia moltissimo per tutto l'impero del Gran Khan, un impero enorme, pieno di grandi bellezze, popoli in festa, desideri e risposte a delle domande.
Ogni sera ritorna dal Gran Khan e gli racconta ciò che ha visto.
"Le descrizioni di città visitate da Marco Polo avevano questa dote: che ci si poteva girare in mezzo col pensiero, perdercisi, fermarsi a prendere il fresco, o scappare via di corsa".
Ogni città ha un nome da donna, ed è la concretizzazione dei desideri di tutti i suoi abitanti.
Sono città in movimento, mai uguali a quelle di ieri o a quelle di domani. O anche città statiche, che sono le stesse da cent'anni a questa parte.
Marco Polo dopo qualche tempo spiega al Gran Khan di aver visitato tutte le città del suo immenso impero, e che in ogni caso qualunque città può esistere perché è la realizzazione dei desideri umani: basta desiderarla che si concretizzerà.
"Non le labili nebbie della memoria né l'asciutta trasparenza, ma il bruciaticcio delle vite bruciate che forma una crosta sulle città, la spugna gonfia di materia vitale che non scorre più, l'ingorgo di passato presente futuro che blocca le esistenze calcificate nell'illusione del movimento: questo trovavi al termine del viaggio:"
Un libro abbastanza bello. L'ho trovato però molto complesso da seguire, non ha una trama. È semplicemente un susseguirsi di racconti, di descrizioni molto o poco accurate di città esistenti o meno.
È stato quindi molto complesso, per me, seguire il racconto senza perdermi nei miei pensieri.